Centri per disabili: deciderà la settimana prossima il Comitato di Distretto
A seguito di una nota a firma dei familiari dei Centri Lubiana e Varese che criticano l’operato del Comune, si ritiene necessario intervenire con alcune precisazioni..
L’Amministrazione si è prodigata al fine di rendere il più partecipato possibile un percorso di riorganizzazione dei servizi che potrebbe rappresentare un miglioramento per le persone stesse, e soprattutto permetterebbe di recuperare risorse per dare risposte ad altri utenti e garantire la sostenibilità futura del sistema dei servizi per disabili.
La proposta di utilizzare il Centro Patrizia Ferri di via Casaburi non è nata per caso ma a seguito di valutazioni specifiche e tecniche che hanno riguardato i bisogni assistenziali delle persone, i comfort abitativi e gli aspetti gestionali complessivi, partendo proprio dall’idea di garantire il benessere dei potenziali ospiti.
Va anche detto che bisogna fare dei distinguo tra quelle che sono scelte di indirizzo di carattere tecnico e di gestione, di competenza delle istituzioni coinvolte, e i percorsi partecipativi che accompagnano tali decisioni, ma che non possono essere determinanti nelle valutazioni dei tecnici.
L’attenzione delle istituzioni coinvolte e di tutti i tecnici che hanno partecipato ai lavori è sempre stata rivolta prima di tutto a garantire il benessere delle persone disabili, tanto è che la qualità dell’assistenza personalizzata è stata assicurata ai massimi livelli proprio nella struttura di via Casaburi, dove saranno investiti circa 170mila euro dei risparmi ipotizzati.
Ci preme sottolineare che al centro dell’operato del Comune stanno le persone e la garanzia di una loro vita dignitosa, secondo gli standard che la nostra città riserva ai più deboli.
La decisione sul futuro dell’assistenza ai disabili verrà presa la prossima settimana dal Comitato di Distretto, competente in materia, dopo avere ascoltato le ragioni della Consulta delle Associazioni dei familiari.
Per concludere si fa presente che le possibili economie, valutate, al netto degli investimenti già ipotizzati nella qualità assistenziale, si aggirerebbero sui 440mila euro l’anno.
E che questo andrebbe a vantaggio di altre persone nelle stesse condizioni di fragilità che bussano alla porta del Comune chiedendo una risposta.