Il discorso del Sindaco
Video e testo del discorso del Sindaco Federico Pizzarotti in occasione del Premio Sant'Ilario 2014
Cari Concittadini e autorità, buongiorno a tutti.
Consapevoli dell’eccezionale fase storica che stiamo vivendo, come ogni anno Sant’Ilario rappresenta l’occasione per fare il bilancio del periodo appena trascorso: un anno difficile per molti aspetti. Un bilancio che ci consente di guardare con ottimismo al futuro grazie al lavoro svolto.
Abbiamo risentito delle difficoltà in cui si è ritrovato a navigare il Paese, ma possiamo anche parlare di risultati positivi ottenuti dalla nostra città.
Abbiamo la soddisfazione per aver raggiunto traguardi importanti, ad esempio la riduzione del nostro debito.
Non è soltanto merito dello staff amministrativo del Comune e del suo lavoro di squadra con la giunta;
è un risultato di tutta la città, perché la storia conferma che nei periodi difficili, Parma sa infatti essere una comunità forte, coesa e orgogliosa.
Questo è un periodo difficile e noi dobbiamo mantenere saldo il nostro spirito di comunità.
Ne è misura la dilagante violenza sulle donne.
Il luogo degli affetti, la famiglia, si vede sempre più spesso teatro di drammi.
La donna è aggredita là dove ciascuno di noi dovrebbe trovare un porto sicuro, il riparo dalla tempesta che scuote la società.
Questa deriva violenta deve essere fermata.
L’azione politica e di comunità deve affrancare le nuove generazioni da questa piaga,
piaga che riporta la società a tempi bui.
Parma accoglie e cura donne come Lucia Annibali,
straordinario esempio di lotta e di umanità.
Che la sua figura sia per noi esempio di quella parte della società che non si piega alla violenza; di una società che seppur ferita e sofferente ce la fa, vive, non sopravvive.
Ogni “Lucia” ha in Parma la sua casa e la sua famiglia.
Violenza e solitudine, rabbia e frustrazione sono i motori di questa e di tante altre forme di violenza, che dilagano nella nostra società.
Sono i principali drammi che la crisi economica ha prodotto.
Non passa giorno in cui le cronache non ci restituiscano un sentimento di smarrimento.
L’aumento della povertà e del disagio sociale vengono trasformate in rabbia e frustrazione.
Gesti estremi, abbandono sociale, diventano il prodotto finale di queste condizioni di vita.
Non c’è più tempo per rimandare le soluzioni o ignorare le emergenze.
Troppi anni di indecisione ci hanno lasciato una sola ed unica possibilità:
agire, subito e ora, perché la politica non ha più tempo.
Oggi si gioca l’avvenire dei nostri figli, e noi siamo chiamati prima di tutto a restituire loro fiducia nel futuro.
È qui che la politica deve rivolgere lo sguardo, al dramma che stiamo vivendo, che ha nomi precisi: mancanza di lavoro, precarietà, sfruttamento.
Ogni possibilità di investimento deve servire per arginare il dramma della crisi;
per creare nuova occupazione, nuove opportunità nel nostro Paese, nelle nostre città, comprendendo le cause che costringono i nostri giovani ad emigrare all’estero.
La casa, l’irrinunciabile rifugio di ognuno di noi diventa oggi per molti una ulteriore fonte di insicurezza. L’emergenza abitativa colpisce l’intero Paese.
Il nostro Comune ha utilizzato tutte le risorse disponibili e mobilitabili per contenere questo dramma.
Serve una politica nazionale nuova che ancora tarda a manifestarsi.
Nessuno può tirarsi indietro: lo Stato, i Comuni, ma anche i privati devono mettere a disposizione le loro risorse.
Bisogna poter contare su tutte le forze del Paese , della città, per tornare a garantire diritti e futuro.
Va detto con chiarezza: in questa battaglia lo Stato deve fare la sua parte, non può continuare a lasciare soli i Comuni ad arginare le emergenze:
casa e lavoro devono tornare ad essere le principali preoccupazioni della politica italiana.
Ma il cittadino non può continuare a dare deleghe in bianco alla politica, ma deve riscoprire lo spirito di comunità, il suo senso profondo che non possiamo e non dobbiamo dimenticare.
La crisi economica ha reso le comunità più individualiste, alimentando sentimenti come lo stato d’abbandono e la solitudine.
Ci si sente soli a combattere la crisi e le difficoltà quotidiane, soffocati dalle restrizioni economiche.
Come Comunità, invece, dobbiamo riscoprirci parte di un mondo, magari piccolo ma organico, in grado di garantire ad ognuno un proprio ruolo e le proprie libertà.
Una comunità in cui tutti abbiano uguali opportunità.
Tutte le idee politiche, culturali e di sistema, nella loro diversità non devono essere distruttive ma costruttive, tutte in grado di garantire un contributo essenziale al progresso della nostra città.
Dobbiamo sentirci parte integrante di una Comunità, e l’unica via è tornare ad avere fiducia nelle Istituzioni.
Noi siamo qui per renderlo possibile.
Comprendo la sofferenza di chi ancora non riconosce nella società equilibrio e uguaglianza, ma molte cose fatte finora a Parma sono state compiute nell’interesse collettivo, e tante ancora saranno realizzate.
Ma cos’è l’interesse collettivo?
Quello che Parma sta facendo: mettere in campo ogni misura possibile per risparmiare sui costi della politica e della struttura amministrativa; destinare più di metà del bilancio comunale al Welfare, più di un terzo alla scuola e più in generale ai servizi educativi; utilizzare ogni euro spendibile per chi non è in grado di arrivare alla fine del mese; ricollocare temporaneamente nel mercato del lavoro chi ne è stato allontanato.
Per compiere ciascuna di queste importanti scelte, abbiamo messo in campo tutta la determinazione e la convinzione di cui siamo capaci, senza temere l’impopolarità, consapevoli però che questa è la strada, fatta di scelte di onestà, di rigore e di efficienza.
Eppure ancora oggi si fatica a considerare i Comuni come i baricentri della tenuta sociale del Paese: negli ultimi anni le città sono state private di 16 miliardi di euro.
Si punta a togliere denaro ai Comuni per risanare il debito statale.
Ma la realtà è che, fatto 100 il debito italiano, i Comuni sono responsabili di un valore pari a 7.
I comuni non sono centri di spreco.
Ogni giorno investiamo per migliorare la qualità dei nostri parchi; delle nostre strade; per incrementare il valore culturale delle biblioteche e dei centri di ritrovo per famiglie, anziani e giovani.
Utilizziamo i risparmi per garantire servizi essenziali; assistenza domiciliare; trasporto pubblico e inclusione sociale.
Il sistema centrale e di governo però, ha verso i Comuni un continuo prelievo economico che sta logorando la nostra tenuta sociale, togliendo di fatto risorse ai cittadini.
Così come l’intero Paese ha bisogno di cambiamenti, anche il rapporto tra Stato e città deve cambiare.
Autonomia, responsabilità e coinvolgimento dei cittadini nelle decisioni di spesa e di investimento, devono essere i temi principali della nostra agenda politica.
In questo senso Parma, città tra le più ricche del nord, può e deve assumere un ruolo primario. Per esercitare la nostra funzione, sentiamo il bisogno di una autonomia che sia reale, efficace e che possa pienamente rispondere alle esigenze dei parmigiani.
In occasione della 30esima Assemblea Nazionale dei sindaci italiani, abbiamo rivendicato al Governo il nostro ruolo: non esiste tema della vita quotidiana in cui il Sindaco non sia visto come principale riferimento: da chi guida un’impresa e si sente oppresso dall’imposizione fiscale, dalle famiglie che chiedono aiuti economici e scuole di qualità. Da coloro che sentono il peso della precarietà e dello sfruttamento; da chi rivendica il diritto di vivere in un ambiente salubre, pulito e aria priva di inquinamento.
Solo quando un bene è gestito direttamente da chi è più vicino ai destinatari di quel bene, si può avere la garanzia che le necessità e le urgenze dei cittadini saranno soddisfatte.
Sia chiaro: a Parma non ci sottraiamo all’imposizione statale nell’attuare politiche di risparmio. E’ il nostro lavoro di ogni giorno: la riduzione del debito del Comune ne è la prova. Ma la stessa efficienza la chiediamo anche allo Stato, che continua a sottrarsi alla riorganizzazione della spesa pubblica.
Parma la spending review l’ha già fatta. A Roma Governo e Parlamento facciano altrettanto!
Maggiore autonomia significherebbe più risorse per i parmigiani e più stabilità per le politiche strategiche.
Parlo ad esempio della possibilità di instaurare rapporti diretti tra le città e l’Unione Europea, soprattutto nei settori economicamente più rilevanti.
I fondi europei sono un concentrato di capitali che riporterebbe nuova linfa agli investimenti.
Al processo di integrazione europea, però, partecipano solo Stato e Regioni, mentre coinvolgere anche i Comuni come il nostro, significherebbe sostenere nuovi e innovativi programmi di impiego per il Welfare; per i nostri figli e per il futuro lavorativo; per la cultura, per la riqualificazione di tutti i nostri monumenti ed edifici storici.
Progettiamo una città in grado di riscoprire l’importanza ed il valore della cultura.
Parma è tra le città più antiche e ricche di tradizione, di storia e di classicità.
Con le risorse a disposizione, nel 2014 riporteremo finalmente alla luce lo stupendo e per troppo tempo dimenticato Ponte Romano, e con l'abbassamento di via Romagnosi inizieremo a dare nuove prospettive alla ghiaia.
Investiremo 1 milione e mezzo di euro per ridare vita all’Ospedale Vecchio, un altro gioiello che restituiremo alla città, a tutti noi.
Per la prima volta dopo anni il Teatro Regio è ritornato in pareggio di bilancio, con una gestione attenta e sostenibile.
Abbiamo destinato nuovi fondi per i nostri teatri; per le biblioteche, per le sale civiche e per i centri culturali.
Abbiamo progetti e sogni per nostri edifici storici.
Restituiremo lustro a ciò che prima era stato dimenticato, affinché le ricchezze architettoniche di Parma non siano da considerare residui inutili del tempo.
La cultura non è un lusso, ne’ una mera voce di bilancio.
È un’esigenza di vita, perché fa di noi dei soggetti appartenenti ad una radice comune.
Ma la difesa ed il rilancio della cultura hanno bisogno del concorso di risorse economiche provenienti dall’Europa:
La cultura è la nostra difesa, va coltivata e promossa.
Parma deve accedere direttamente alle risorse dell’Unione Europea.
L’Italia è unica nel mondo per ricchezza storico-culturale: proprio per questo non si possono ignorare i Comuni nel loro ruolo di testimoni e custodi dell’importanza e della bellezza delle proprie origini.
Appare chiaro che gli Enti locali rappresentano il futuro del sistema.
La ricchezza è qui fra noi, nelle città, e sono proprio le città come la nostra le protagoniste dell’epoca che sta nascendo.
Il nostro compito è quello di salvaguardare l’aspetto locale stando al passo con i tempi: il progresso non va temuto, ma governato, abbinando innovazione e tecnologia con le caratteristiche di una città a misura di cittadino.
A Parma risiedono quasi 200 mila abitanti, ma ogni giorno un numero sempre maggiore di pendolari utilizza i nostri servizi e senza dimenticare le migliaia di studenti universitari.
I confini amministrativi si stanno allargando, oggi diventa più appropriato parlare di area vasta.
Ragionare in questi termini vuol dire ottimizzare e condividere le potenzialità espresse dalle province limitrofe.
La stazione Medio-padana, considerata uno scippo dei cugini reggiani, è una risorsa che anche Parma deve saper sfruttare.
Il nostro Aeroporto Giuseppe Verdi, su cui oggi finalmente è stata posta un’attenzione nazionale, è una infrastruttura che sarà a disposizione di un più vasto ambito.
Soltanto in Italia troviamo ancora gestioni separate e feudali della cosa pubblica.
Macchinosità ed eccessiva burocrazia hanno avuto scellerate conseguenze: aumento del costo dei servizi; una Regione tra le più inquinate al mondo; un turismo compromesso, quando dovrebbe essere la nostra principale voce economica.
Aprendo invece le porte a collaborazioni intercomunali e interprovinciali, riusciremo a fare delle nostre eccellenze, eccellenze italiane ed europee. La nostra città ha infatti tutte le potenzialità per essere una delle maggiori risorse turistiche italiane.
Il problema, però, è sempre lo stesso: il principio dell’“ognuno pensi a se stesso" che ha ostacolato in passato lo sviluppo di politiche sinergiche.
Oggi a Parma, e con Parma, stiamo cambiando rotta.
Abbiamo un patrimonio artistico e culturale d’eccezione costituito da castelli unici e antiche pievi, complessi di epoca romanica, biblioteche, affreschi e straordinari monumenti.
Può essere organizzato e gestito da una miriade di piccoli consorzi, fondazioni, istituzioni e sovrintendenze senza una politica condivisa?
Liberiamoci da questo metodo superato di gestione del nostro patrimonio: una città unita temerà meno la crisi.
Sono tante le questioni che interessano la vita di una Comunità: per approfondirle tutte non basterebbe una intera giornata.
Penso ad esempio all’ambiente. Il mese di dicembre è stato un periodo nero per la qualità dell’aria: sforamenti ripetuti del pm10 hanno preoccupato molti parmigiani.
La qualità della nostra vita, della terra in cui cresciamo e dell’aria che respiriamo, non sono solo parte di un’agenda politica: sono prima di tutto diritti costituzionali.
Non dobbiamo solo perseguirli, devono essere garantiti.
Parma è pronta a ridiscutere la politica ambientale del territorio con la Regione e con gli altri comuni capoluogo, ma non in termini conservativi come vorrebbe Bologna.
Noi, al contrario, aumenteremo la raccolta differenziata, puntando su una gestione dei rifiuti pensata per avvantaggiare i cittadini e non le multiutility.
Le nostre proposte sono sul tavolo della Giunta regionale già da tempo.
Adesso è il momento di discuterle.
Vi sono, oltre all’ambiente, molti altri temi che ci stanno a cuore: le scuole, i centri culturali, i parchi e i luoghi di reinserimento e di prima accoglienza per i giovani e le famiglie.
Sono strutture pubbliche che stiamo valorizzando e alle quali abbiamo rivolto il nostro interesse. Se infatti l’obiettivo è di ritrovare uno spirito di comunità, appare chiaro che la strada maestra è ripartire dai luoghi classici dell’inclusione sociale.
Abbiamo molto a cuore le giovani generazioni: stanno in tanti smarrendo la strada del sentimento civico, del vivere in armonia e serenità all’interno della comunità parmigiana.
Mi riferisco a chi imbratta i muri della città, a chi sporca o deturpa i nostri monumenti, a chi pensa di poter sfuggire al disagio sociale cercando falso rifugio nel bullismo e nella prevaricazione.
Famiglia e scuola devono essere i principali punti di riferimento per i nostri ragazzi: entrambi servono per difenderli dalla rabbia, dal disagio e dalla noia.
Valorizzare al massimo famiglia e servizi alla persona è quindi un obiettivo primario per la nostra comunità.
Vogliamo contribuire allo sviluppo di una democrazia matura e maggiormente partecipativa, in grado di dare al cittadino strumenti efficaci per renderlo parte integrante del processo decisionale.
Nel 2013 sono state poste le basi della partecipazione attiva.
Con la Giornata della Democrazia, il 29 settembre scorso abbiamo gettato un seme da innaffiare tutti i giorni: la democrazia va infatti coltivata, curata e difesa continuamente. Oggi siamo noi a tutelarla, e domani sarà compito dei nostri figli.
A tal proposito vorrei citare le parole preziose di una grande donna che abbiamo avuto l’onore di ospitare: arrivando per la prima volta a Parma, il Premio Nobel per la Pace Aung San Suu Kyi ha portato con se’ un insegnamento: “Non dobbiamo temere la responsabilità”.
E mi piace ricordare anche ciò che disse in occasione della sua liberazione, “Anche se non si è interessati alla politica, la politica è interessata a noi, e non sarà l’autorità di una sola persona a far progredire un Paese, ma l’impegno di tutti”.
Gettiamo il cuore oltre l’ostacolo della crisi economica e politica.
Riscopriamo il valore delle Istituzioni.
È il messaggio più bello che politica e cittadinanza possono lasciare per il futuro.
Ci si fida di ciò che si conosce, di ciò che ci è vicino.
Dobbiamo tornare a conoscere le Istituzioni e a sentirle nostre, uno strumento importante per ritrovare il senso di comunità che si basa sulla fiducia reciproca.
La comunità allora può e deve prendersi la responsabilità delle scelte, e lo deve fare mirando il più possibile al bene di tutti.
Non sono qui a rappresentare vuoti ruoli istituzionali.
ognuno di voi rappresenta la nostra comunità,
e dobbiamo aver fiducia in quello che tutti insieme possiamo fare.
Grazie.