BENESSERE E STILI DI VITA / 03.04.17

L'8 Marzo con Luisa Spagnoli

Prosegue il calendario di "Donne tutto l'anno" con una tappa sull'imprenditoria femminile

pacispagnoli

Per l'8 Marzo 2017 l'impegno del Comune e dell'Assessorato alle Pari Opportunità è quello di mantenere alta l’attenzione sulle tematiche legate al mondo delle donne e stimolare la partecipazione e il coinvolgimento della comunità cittadina intorno ad una riflessione lungo tutto l’anno. Domenica 2 aprile, presso il Ridotto del Teatro Regio si è svolta una tavola rotonda sull'imprenditoria al femminile aperta dal Vice Sindaco Nicoletta Paci e promossa dal Lyons Club Maria Luigia.

“Spesso l'8 Marzo è una data scelta per sollevare il velo su criticità sociali al femminile, sui problemi che riguardano le donne. Nel lungo programma che il Comune di Parma ha voluto proporre alla città su questi temi, è significativo inserire anche una tappa sulle capacità delle donne, sui loro talenti, partendo da una figura significativa come Luisa Spagnoli” ha detto Nicoletta Paci.

La biografia e l'eccezionale impresa di Luisa Spagnoli è stata illustrata dal Capo Delegazione del Fai Parma Giovanni Fracasso. “In un momento di contrazione economica e di post globalizzazione, di fine della geografia, l'interrogativo che si pone la nostra economia è come deve muoversi il made in Italy. La storia di Luisa Spagnoli, di Olivetti, di Zegna sono state riscoperte negli ultimi anni come simbolo di saper fare, di tenacia e di collegamento con i territori. Luisa Spagnoli mentre lavorava seminava bellezza. E' stata una pioniera: prima donna italiana a sedere in un consiglio di amministrazione, ma anche ad inventare un welfare d'azienda che ha rappresentato un'innovazione dirompente quanto i Baci Perugina che ancora oggi sono uno dei simboli delle eccellenze italiane”.

Con la conduzione di Patrizia Ginepri, giornalista economica della Gazzetta di Parma, ha preso vita un racconto di imprenditoria al femminile locale dal confronto delle esperienze di Ombretta Sarassi Binacchi e Laura Bernini. “Dopo una legge del 2011 che ne ha sostenuto la presenza” - ha detto Patrizia Ginepri aprendo la tavola rotonda “le donne oggi rappresentano il 3% degli occupati, in ruoli apicali di aziende o istituzioni. Negli anni '90 gli esiti di una mia personale ricerca non ne registravano nemmeno una in provincia di Parma. Tante donne stanno avanzando, ma nei posti di vertice sono ancora veramente poche”.

Ombretta Sarassi Binacchi è fra loro. “Ho fondato con mio marito la Opem, oggi player mondiale dell'impiantistica alimentare. Sono anche mamma di tre figlie. E per me, ogni donna che diriga una famiglia, è già una manager. Nella mia esperienza, essere manager e donna, vuol dire prendere continuamente decisioni. E scegliere molto spesso tra famiglia e azienda. Io ho scelto di non rinunciare ad una carriera e di non lavorare solo per il business. Ho scelto di essere parte di una comunità e di una territorio. Che vuole dire sostenere quelle attività che lo rendono migliore. Un imprenditore che lavori solo per denaro credo non abbia motivazioni sufficienti, non abbia la visione completa di una realtà aziendale, degli effetti che ha nei luoghi dove opera. Ho vissuto una lunga carriera e molte fasi della nostra azienda. Oggi è tutto più complicato, il mercato è molto più competitivo. La resistenza di un'attività, secondo me, si basa sempre su un'etica d'impresa che guardi lontano e non ad un guadagno solo immediato. La sensibilità femminile questo lo intuisce forse in maniera più immediata”. Ha detto Ombretta Sarassi Binacchi strappando gli applausi del pubblico.

Laura Bernini, Direttore Marketing ”Tin.it” sezione Internet Seat Pagine Gialle, nel 2001 ha ottenuto il prestigioso premio Marisa Bellisario per essere stata la prima donna a raggiungere l’incarico di Amministratore Delegato di una grande azienda operante nelle telecomunicazioni. “La mancanza di donne ai vertici è una carenza tipicamente italiana, che ha numeri che si ritrovano in Europa solo nella realtà ungherese. In Italia le donne guadagnano mediamente un terzo meno degli uomini. Certamente risentiamo di un approccio storico culturale, ma non credo giovi porre sempre l'accento su quote rosa e differenze di genere, insomma sulle disuguaglianze. Io ho avuto diversi incarichi all'estero e le modalità sono di un lavoro in gruppo dove non si guarda il genere, dove le differenze, le idee e gli apporti li portano le persone. Le donne si integrano nel lavoro in maniera naturale. In Italia, forse proprio con la sensibilità di una donna, ho sempre percepito che la mia leadership andava conquistata e affermata ogni giorno, a differenza di manager uomini”.