Guido Calvi, la mostra a Palazzetto Eucherio
A Palazzetto Eucherio Sanvitale la mostra che presenta alla città parte del ricco materiale fotografico di Guido Calvi donato dagli eredi al Comune di Parma.
La mostra "Guido Calvi. Un pioniere della fotografia a Parma", promossa dall'Assessorato alla Cultura del Comune di Parma e curata da Alessandro Malinverni, intende presentare alla città con taglio divulgativo una parte del cospicuo atelier fotografico del conte Guido Calvi di Coenzo, recentemente donato al Comune dalla famiglia Calvi Parisetti.
Il materiale selezionato per l’esposizione, ospitata al Palazzetto Eucherio Sanvitale dal 16 giugno al 16 settembre, si articola in tre sezioni.
La prima, allestita nel salone, presenta una galleria di ritratti scattati all’inizio degli anni Sessanta dell’Ottocento, qui appositamente riprodotti a grandezza naturale; la seconda, nelle salette di sinistra (del Paesaggio e del Pergolato), ospita all’interno di bacheche alcuni documenti riguardanti la vita del fotografo, gli originali dei sedici scatti insieme a molti altri, biglietti da visita, cofanetti portafotografie in cartone da fustellare, album fotografici e fotografie dei disegni di Scaramuzza per la Commedia dantesca; la terza, nelle due salette di destra (del Parmigianino e del Velario), è dedicata alle attrezzature e agli strumenti in parte acquistati da Calvi durante il soggiorno parigino tra 1859 e 1860.
Un’occasione per riscoprire un concittadino illustre dell’Ottocento considerato, con Filippo Beghi e Carlo Saccani, pioniere della nuova arte a Parma e protagonista del passaggio dalla dagherrotipia (immagine su rame non riproducibile) alla fotografia (immagine riproducibile su carta): aristocratico di notevoli qualità intellettuali ed etiche, amico di artisti quali Guido Carmignani e Francesco Scaramuzza, seppe ritagliarsi un ruolo importante in città grazie allo spirito imprenditoriale e all’eccellente padronanza tecnica. Già oggetto di ricerca dei contributi imprescindibili, per quanti vogliano studiare l’evoluzione della fotografia parmigiana, di Romano Rosati e Roberto Spocci, l’operato di Calvi potrà ora essere maggiormente approfondito e valorizzato grazie a questa generosa donazione.
Info: Dal 16 giugno al 16 settembre
Inaugurazione venerdì 16 giugno, ore 18
Aperta il sabato e la domenica dalle 10.30 alle 13 e dalle 15 alle 18.30
Ingresso libero
Guido Calvi
Nato a Parma nel 1827, Guido si laureò in giurisprudenza alla locale Università, dedicandosi parallelamente allo studio del violino e dell’equitazione. L’interesse per la fotografia, che si stava imponendo anche a Parma, lo spinse ad aggiornarsi sugli ultimi ritrovati e sugli esperimenti condotti in Francia e Inghilterra. Nel 1858 richiese alcune lastre di nuovo tipo al pittore Guido Carmignani, che si trovava in Francia. Tra 1859 e 1860 poté soggiornare a Parigi, dove frequentò i fotografi più celebri e acquistò nuovi e costosi strumenti, in parte esposti in mostra. Rientrato a Parma, ottenne numerosi riconoscimenti per i suoi ritratti – genere da lui prediletto e nel quale eccelse – che si impongono per la resa psicologica dei modelli, atteggiati in pose ricercate e seducenti. Ad accorgersi del suo talento fu anche l’ultima duchessa di Parma, Luisa Maria, che chiese invano di posare per lui: Calvi, convinto liberale e patriota, ri¬fiutò adducendo la difficoltà di trasportare le attrezzature. Sino al 1865 tenne studio in Borgo Riolo 21 (ora via Cairoli). In quell’anno fu nominato applicato straordinario dell’Ordine Costantiniano di San Giorgio e così decise di cedere l’attività, non prima di aver realizzato le fotografie dei disegni di Francesco Scaramuzza per l’Inferno dantesco. Divenuto intendente dell’Ordine nel 1867, Calvi si dedicò con rigore al nuovo incarico amministrativo, non dimenticando di gestire oculatamente il patrimonio familiare, aiutare i bisognosi e partecipare alla vita del comune di San Martino Sinzano in qualità di consigliere. Nella sua villa di San Martino si spense il 29 luglio 1906 circondato dall’affetto e dalla stima della numerosa famiglia (si era sposato nel 1857 con la piemontese Clotilde Calleri di Sala dalla quale aveva avuto nove figli).