CULTURA / 07.09.18

“Argento Vivo” alle Gallerie Filtranti di Marano

Visita degli iscritti ad Argento Vivo alle gallerie filtranti di Marano.

Benassi Argento vivo w

Tornano gli attesi appuntamenti di Argento Vivo, con un programma che comprende esclusive visite guidate, passeggiate nei luoghi storici di Parma, conferenze ed appuntamenti musicali.

Le iniziative, riservate agli over 55 iscritti alle Biblioteche del Comune di Parma, mirano a fare conoscere la nostra città attraverso la scoperta del suo patrimonio artistico e culturale che si conferma al centro di Argento Vivo, la cui programmazione si apre però anche a proposte dedicate ad un territorio più vasto, alla cultura alimentare e scientifica e – come ogni autunno – all’attesa possibilità di partecipare alle prove aperte delle opere in programma nel Festival Verdi.

Tra le iniziative sul territorio,  la visita degli iscritti ad Argento Vivo alle gallerie filtranti di Marano, un pezzo di storia della città di Parma, recentemente restaurate e rese fruibili alla visita del pubblico da parte di IREN. Sono stati circa 50 i partecipanti.

Alla visita ha partecipato anche l’assessora alle Politiche di Sostenibilità Ambientale Tiziana Benassi.

“Partecipo con piacere a questa iniziativa, promossa dall'Assessorato alla Cultura e condivisa dall'Assessorato alla Sostenibilità Ambientale, per il suo alto valore formativo e conoscitivo con importanti risvolti di carattere ambientale, storico e culturale".

L'acqua è un bene primario con una storia secolare e questi luoghi sono la testimonianza significativa di un'opera idraulica che ancora oggi rappresenta un esempio per noi per le sue caratteristiche tecniche ed ingegneristiche tanto da farne una struttura di riferimento per chi studia il ciclo delle acque a livello locale e nazionale”.

Le Gallerie Filtranti di Marano sorgono in una zona caratterizzata da depositi argillosi e ghiaiosi formatisi in epoca antica quando il torrente Parma piegava a valle di Lesignano verso Nord-Est per proseguire nella stessa direzione fino ad immettere le sue acque nell’Enza. Qui scorre una ricca falda acquifera proveniente dalle prime ondulazioni appenniniche a Sud che defluisce lungo l'antico corso sotterraneo.

 Le sorgenti sono protette da una zona recintata di rispetto di circa 12 ettari ricca di vegetazione arborea entro cui sorge l'edificio controllo che reca tuttora la scritta "Acquedotto di Parma”. La galleria principale, dalle misure minime di 2,50x1,50 metri del primo tratto, raggiunge un'altezza di metri 3,60 ed una larghezza di 4,50 assumendo le dimensioni di un vero e proprio serbatoio e contiene anche la camera di carico in cui vengono convogliate le acque provenienti dalla galleria Ovest e dalla galleria Del Bono, scavata successivamente stante la penuria d'acqua nel periodo estivo, di dimensioni più modeste e collegata alla camera di carico con un'apposita condotta lunga quasi 2 chilometri. Il fondo della galleria principale si trova a circa 6 metri dal piano di campagna. La portata di tutte e tre le gallerie raggiunge i 120 litri al secondo nei periodi di morbida (più umidi) per scendere a soli 30 litri nel periodo estivo. 

I partecipanti sono stati accompagnati nella visita alle gallerie filtranti dall’ingegnere Valentino Piramide di IRETI (Gruppo IREN), il quale ha illustrato il contesto storico e le caratteristiche tecniche dell’opera che venne realizzata per supplire alle carenze del vecchio acquedotto farnesiano che era riuscito a malapena a far fronte alle necessità cittadine sino al 1893, quando, in considerazione della penuria d'acqua e della contaminazione dei pozzi dovuta alla mancanza di una vera e propria rete fognaria, l'Amministrazione Comunale, presieduta dall'allora Sindaco Giovanni Mariotti, diede in concessione per 99 anni alla ditta Francesco Garrè la costruzione e l'esercizio di un acquedotto a condotta forzata (cioè in pressione, al contrario di quello farnesiano).

"Nel 1898 il Garrè cedette la concessione, con il consenso del Comune, alla società Cremonesi & C. di Como - ha ricordato Piramide - che completò i lavori di un’opera all’avanguardia, realizzata con i mezzi tecnici dell’epoca e quindi ancora più stupefacente se si pensa all’imponenza ed all’importanza dell’opera realizzata.”

Il nuovo acquedotto, della portata di circa 80 litri al minuto, venne inaugurato il 15 luglio del 1900. Le Gallerie Filtranti di Marano furono ulteriormente ampliate nel 1918 e restarono in servizio per quasi un secolo fino al 1997, quando vennero sostituite dai nuovi pozzi di Marore che oggi alimentano per gran parte l’acquedotto cittadino.