Il carcere di via Burla intitolato a tre agenti
Capuano, Marchesano e Patrone, insigniti di Medaglia d’Oro al Merito Civile alla memoria.
Cerimonia di intitolazione degli Istituti Penitenziari di Parma alla memoria degli Agenti di Custodia Gennaro Capuano, Enrico Marchesano, Giuseppe Patrone, insigniti di Medaglia d’Oro al Merito Civile alla memoria il 10 ottobre 2008.
Alla cerimonia hanno partecipato le cariche istituzionali civili e militari del territorio parmense, le più alte cariche dell’Amministrazione Penitenziaria, oltre ai famigliari degli Agenti.
L’eroismo dei tre Agenti fu estremo fino al sacrificio della vita, nell’intento di concorrere, tramite la lotta partigiana, alla liberazione del paese dall’invasore nazi-fascista.
In servizio presso il Carcere Giudiziario di Parma, si impegnarono per un’idea di libertà concretizzatasi nella volontà di aiutare a salvare i prigionieri detenuti, a rischio della propria vita, e non curanti del timore per le conseguenze, anche verso i propri cari.
In particolare le cronache narrano che “Tra il mese di febbraio del 1944 e il 25 aprile del 1945 nella provincia di Parma le truppe d’occupazione tedesche, affiancate dai corpi armati della Repubblica sociale italiana, si resero responsabili di almeno 142 fucilazioni, provocando la morte di oltre 400 persone…” ed è proprio in questo contesto che si inserisce la vicenda eroica e umana dei tre Agenti di Custodia fucilati il 19 agosto 1944 all’interno del carcere Giudiziario di Parma “S. Francesco”.
Capuano, Marchesano e Patrone, sono stati giustiziati sulla base delle indagini delle S.S. Germaniche che, a richiesta del locale Capo della Provincia, acconsentirono che l’esecuzione venisse effettuata dalle Autorità Italiane a titolo esemplare. Le indagini furono “portate avanti dai soldati tedeschi delle S.S. con interrogatori e torture protrattisi per sei giorni”.
Dagli atti risulta che i tre agenti appartenessero a strutture consolidate del movimento di resistenza parmense, “e precisamente nel S.I.P. (Servizio Informazioni Patriottiche) e che la loro collaborazione è consistita nella possibilità di poter comunicare con i compagni di lotta rinchiusi nelle carceri e nel far giungere loro la parola d’incitamento e di conforto ed aiuti. Struggenti sono stati anche i momenti dell’esecuzione, in tali attimi dolore e imposizione del dovere, si fondono in un’atmosfera ove la parola diventa memoria eroica, infatti testimoni riportano l’ultima frase del Patrone il quale, prima di morire, rivolto ai suoi colleghi, costretti ad assistere alla barbara fucilazione, disse: “Coraggio, dite a mio figlio che muoio per una Idea.”
La memoria del sacrificio dei tre agenti di custodia è ancora viva, sia nella cittadinanza parmense, sia nel reparto di Polizia penitenziaria di Parma, che in loro onore ha festeggiato la Festa del Corpo 2007 all’interno del vecchio Carcere di San Francesco, con la commossa partecipazione dei loro famigliari.