CULTURA / 06.03.19

Mostra dedicata alla ricerca fotografica di Tina Modotti

"Tina", nello spazio BDC28 inaugura, giovedi 7 marzo, la mostra dedicata alla ricerca fotografica di Tina Modotti.

Foto Modotti w

La mostra "Tina" è un progetto ideato da Reinhard Schultz della Galerie Bilderwelt di Berlino in collaborazione con il progetto Bonanni Del Rio Catalog, con il patrocinio del Comune di Parma, ed inaugurerà giovedì 7 marzo, alle ore 19, presso lo spazio BDC28, in borgo delle Colonne 28 a Parma.

80 scatti illustreranno la ricerca fotografica di Tina Modotti dagli inizi del suo breve percorso intorno agli anni ’20 del secolo scorso, in un Messico ricco di fermenti artistici e sociali, fino alle ultime foto scattate a Berlino nel 1930. Chiude la mostra l’omaggio all’artista di tre giovani fotografe parmigiane. L’esposizione proseguirà fino al 7 aprile 2019 con ingresso gratuito.

Il nuovo catalogo realizzato per la mostra contiene tutte le fotografie in esposizione e i contributi “Tina Modotti: il mondo come geometria e lunga durata” di Gloria Bianchino e “I fuochi, le ombre, i silenzi” di Pino Cacucci.


Tina Modotti, nata ad Udine nel 1896, ha avuto una vita affascinante ed incredibilmente intensa: emigrata a 17 anni a San Francisco alla ricerca di migliori condizioni di vita, mostra fin da subito un profondo interesse per il teatro e l’arte. Attrice a Hollywood nei primi anni ’20, si sente un po’ stretta in questo ruolo; frequentando i più influenti circoli artistici dell’epoca, conosce il fotografo Edward Weston e ne diventa allieva e amante.

Si sposta in Messico, attratta dalla prodigiosa vitalità di questo paese, e qui fiorisce come donna e come artista: frequenta i pittori muralisti Rivera, Siqueiros e Orozco, i poeti estridentisti e gli intellettuali che qui confluivano da ogni parte del mondo, si dedica alla fotografia e collabora con alcune riviste. La sua sensibilità verso tematiche sociali fa sì che alla sua passione per l’arte si affianchi ben presto quella per la politica: coinvolta nei movimenti rivoluzionari dell’epoca, scrive e traduce per il Machete, l’organo di stampa del partito comunista messicano, fotografa le umili condizioni di vita dei lavoratori e realizza reportage per le manifestazioni anti-imperialiste che animavano la scena internazionale in quegli anni.

Espulsa dal Messico per la sua attività rivoluzionaria all’inizio del 1930, si trasferisce a Berlino e poi a Mosca, dove abbandona la sua attività di fotografa per dedicarsi completamente alla militanza politica. Membro del partito comunista sovietico, ha lavorato per il Soccorso Rosso Internazionale in Russia, a Parigi, in Spagna durante la guerra civile; nel 1939, profuga dopo la caduta della repubblica spagnola, torna in Messico e qui si spegne nel 1942.

Sulla sua tomba i versi dell’amico Pablo Neruda.

Tina Modotti scatta fotografie per 7 anni, dal 1923 al 1930, quasi sempre in Messico (ad eccezione dei mesi a Berlino); dapprima con una piccola Corona, poi con la Graflex uguale a quella del suo “maestro”. La maggior parte dei suoi primi lavori è riconducibile alla tecnica dello still life: fiori, piante, architetture dalle geometrie armoniose rivelano un senso della composizione e della ricerca della luce non comuni.

La sua arte riflette tuttavia ben presto la sua sensibilità sociale, ed il suo impegno a favore dei deboli: alla limpidezza formale Tina affianca un messaggio teso a rappresentare, e poi anche a trasformare, il contesto sociale, culturale e politico messicano: così ad esempio i burattini di Lou Bunin coniugano il raffinato uso del chiaro-scuro con la metafora del potere che manovra; le mani dei lavoratori sono un’immagine potente nella loro semplicità, ma evocano anche la forza del popolo.

In una fase successiva vediamo prevalere nella sua ricerca artistica l’elemento umano: i contadini, i bambini, le donne di Tehuantepec: persone fiere, rappresentate spesso al lavoro.

E infine le foto “politiche”, quelle del movimento rivoluzionario e delle sue icone.


L’intento di questa mostra è sì quello di far conoscere Tina, donna emancipata e indipendente, ma soprattutto quello di celebrare la sua arte - rimasta a volte un po’ in ombra rispetto alla sua appassionante vicenda biografica.
Le fotografie di Tina restituiscono un’idea di verità portatrice di caratteristiche di universalità e di eternità, frutto della sua capacità a saper coniugare aspetti formali ed estetici con una profonda empatia con realtà circostante.


La scelta di celebrare Tina e la sua arte in occasione della festa della donna non è casuale, in quanto ancora oggi rappresenta un’icona di indipendenza ed emancipazione femminile. Nella stessa ottica, e come è ormai consuetudine nel progetto BDC, abbiamo deciso di dare spazio anche ad artiste locali: tre fotografe parmigiane, Noemi Martorano, Alessia Leporati, e Chuli Paquin con una piccola selezione di loro opere, renderanno omaggio al talento di Tina Modotti.

ALLEGATI |