Con la mostra "On Identikit" riapre lo CSAC
L’installazione dell’artista Massimo Bartolini, realizzata in occasione di Parma Capitale Italiana della Cultura 2020, ospite degli spazi rinnovati del Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università di Parma.
Dal 16 febbraio al 22 marzo 2020 lo CSAC – Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università di Parma ha riaperto gli spazi rinnovati e restaurati dell’Abbazia di Valserena con l’installazione di Massimo Bartolini On Identikit, primo appuntamento del programma di residenze d’artista "Through time: integrità e trasformazione dell’opera", realizzato in occasione di Parma Capitale Italiana della Cultura 2020.
L’inaugurazione di "On Identikit" è in programma per domenica 16 febbraio alle 11.
La riapertura e l’installazione sono state presentate in conferenza stampa questa mattina al ParmaUniverCity Info Point, con interventi del Rettore dell’Università Paolo Andrei, della Presidente dello CSAC Francesca Zanella, dell’Assessore alla Cultura del Comune di Parma Michele Guerra e dell’artista Massimo Bartolini.
«La riapertura dello CSAC rinnovato è per noi estremamente importante – commenta il Rettore Paolo Andrei – anche perché il Centro che ha sede a Valserena è davvero un’opera d’arte che contiene opere d’arte, in un rapporto non statico ma dinamico con il territorio e con tutto ciò che lo circonda. Uno spazio espositivo, un museo, un archivio, un centro di studi e ricerche e molto altro ancora: la sua è un’identità composita che ne fa una realtà unica nel panorama accademico e culturale. La riapertura all’inizio di quest’anno cruciale per Parma, tra l’altro con un’installazione d’artista all’interno di un progetto inserito nel Dossier di Parma2020, ha un valore del tutto particolare: anche lo CSAC avrà molto da dire e da mostrare nell’anno di Parma Capitale Italiana della Cultura».
«Lo CSAC – afferma soddisfatta la Presidente Francesca Zanella - partecipa orgoglioso al programma di Parma Capitale della Cultura intitolato La cultura batte il tempo, perché l’attività di ricerca, raccolta e valorizzazione condotta nel corso di 50 anni trova in un tale contesto un territorio fertile. Il programma di residenze ed esposizioni Through time: integrità e trasformazione dell’opera, che si aprirà domenica con l’opera di Massimo Bartolini On identikit, è stato infatti pensato per riattivare il grande archivio conservato nell’abbazia di Valserena attraverso il contributo di artisti contemporanei. Le loro indagini porteranno alla realizzazione di opere in mostra a Valserena e a una serie di tre libri ‘monografici’ che son stati concepiti insieme all’editore All Around Art come una contaminazione tra il genere del catalogo e quello del libro d’artista. Massimo Bartolini ci ha accompagnati, con l’individuazione di due opere di Luigi Ghirri e Luciano Fabro conservate allo CSAC, due opere fortemente differenti, a realizzare un atto ‘radicale’ sullo spazio e anche sulle collezioni, procedendo “per via di levare” e di affiancare, portando alla luce i possibili significati che oggi hanno Identikit di Ghirri e Lo Spirato di Fabro».
«Con l'installazione “On Identikit” - sottolinea l'assessore alla Cultura Michele Guerra - si apre un importante ciclo di residenze d'artista che coinvolgerà per i prossimi mesi i rinnovati spazi del Centro Studi e Archivio della Comunicazione, uno dei luoghi fulcro delle progettualità di Parma Capitale Italiana della Cultura, create insieme al nostro Ateneo. Parma 2020 ha tra i suoi obiettivi quello di ripensare i luoghi della città, dando nuovo respiro, nuovi significati e occasioni di incontro al nostro patrimonio artistico, di cui lo CSAC è splendido esempio: attraverso le opere di Massimo Bartolini, che agiscono in stretto dialogo con il luogo che le ospita, il pubblico potrà conoscere un nuovo volto del Centro dell’Abbazia di Valserena, riscoprendone i contenuti attraverso una plurisensoriale e inedita interpretazione artistica».
«Gli oggetti – commenta infine Massimo Bartolini - sono come le note musicali, ogni oggetto è un tutto e la vicinanza con un altro oggetto estrae armonici e rende percepibile qualcosa di diverso della ‘dominante’, l’aspetto apparentemente univoco della cosa alla quale siamo abituati. Per questo gli archivi non sono luoghi innocenti, gli archivi sono posti in cui si compone musica, dove un dato si modifica, in maniera involontaria e irreversibile, e dove le cose sono presenti tante e tutte insieme pronte a diventare altro. Gli incontri sono mutazione».
Le opere di Bartolini, spesso pensate a partire da un contesto specifico – un’opera, una collezione – vivono in stretto legame con l’ambiente che le ospita. L’artista interviene sullo spazio in maniera del tutto antimonumentale, modificandolo, interpretandolo e definendolo. In questo caso, Bartolini è stato invitato a confrontarsi con l’Archivio-Museo dello CSAC di Parma, che conserva oltre 12 milioni di materiali originali della comunicazione visiva, della ricerca artistica e progettuale italiana a partire dai primi decenni del XX secolo. Un patrimonio preziosissimo su cui l’artista ha lavorato interpretando i suoi elementi come fossero note musicali: se accostati gli uni agli altri, fanno intravedere qualcosa di diverso rispetto a quando sono considerati isolatamente. Gli archivi dunque sono luoghi in cui “si compone musica”, dove gli oggetti e le opere possono, in maniera involontaria e irreversibile, diventare altro.
Nel corso della sua residenza allo CSAC, Bartolini si è focalizzato in particolare sulle opere di due grandi maestri quali Luigi Ghirri e Luciano Fabro, presenti nelle collezioni CSAC.
Nella fase preliminare del progetto, Bartolini si è concentrato sulla ricerca di tutti i dischi in vinile fotografati da Ghirri nella serie Identikit (1979), dove l’artista emiliano restituiva in maniera veritiera e implacabile un ritratto di se stesso attraverso quello della propria libreria. Negli scatti fotografici si possono distinguere solo le spine dei dischi e dei libri, il loro contenuto è celato dalla bidimensionalità dell’immagine. I titoli dei vinili, spesso erosi dall’uso e quasi illeggibili sulla spina dei 33 giri, hanno provocato in Bartolini una “curiosità da archeologo”, per poter sfilare finalmente i dischi dalla libreria e ascoltarli, rigorosamente su vinile, in un luogo ben preciso e in compagnia di qualcuno. Questo qualcuno è Lo Spirato di Luciano Fabro (1968-73), opera allestita in una delle cappelle nobiliari della Chiesa dell’Abbazia di Valserena, una scena che per Bartolini sta “a metà tra un letto sfatto ed un letto posseduto” dove il corpo è allo stesso tempo presente e invisibile: al di sotto delle lenzuola c’è una sagoma, che scompare appena fuori da esse, per poi riapparire come presenza sul guanciale deformato dal peso.
La musica è nascosta dentro l’immagine di Identikit come la figura è nascosta dentro il gesso de Lo Spirato. Con il lavoro On Identikit, Bartolini intende fare incontrare l’essere invisibile e presente dello Spirato con l’essere, invisibile per natura, della musica, che risuonerà nei suggestivi spazi della Chiesa.
Come scrive l’artista nel libro che accompagna l’evento espositivo, edito da All Around Art: “quando uno è sdraiato molto spesso si riposa o dorme, meno spesso è morto. In tutte e tre queste circostanze la musica è indicata […] La ninna nanna è una musica per dormire, per morire per poco tempo, per cambiare stato… Come fare una serenata al sonno che non si sveglia: dormi, che domani quando ti sveglierai ti ricorderai di una musica senza provenienza e per quello sarà la più musica di tutte le musiche”.
L’installazione concepita da Massimo Bartolini coincide con la riapertura degli spazi espositivi CSAC dopo la prima fase di lavori, caratterizzata rinnovamento dell’impianto di illuminazione e dei supporti espositivi. I lavori proseguiranno nei prossimi mesi e interesseranno gli spazi dell’abbazia destinati agli archivi, in vista dell’apertura di nuovi percorsi.
Massimo Bartolini è nato, vive e lavora a Cecina. Studia all’Istituto Tecnico per Geometri B. Buontalenti di Livorno e all’Accademia di Firenze. Dal 1993 espone in numerose mostre; tra le collettive si ricordano: Biennale di Venezia del 1999, 2001 (evento collaterale), 2009, 2013; Biennale di Valencia, 2001; Manifesta 4, Francoforte, 2002; Ecstasy, in and about altered states, MOCA Los Angeles, 2005; Biennale di Shangai 2006 e 2012; International Triennale of Contemporary Art, Yokohama, 2011; Biennale di San Paolo, 2004; Biennale di Pontevedera (Spagna), 2004; Documenta 13 Kassel, 2012; Etchigo Tsumari Tiennal, Tokamachi, 2012; Track, Ghent (Belgio), 2012; One on One, Kunstwerke, Berlino, 2012; The City, My Studio/The City, My Life, Kathmandu Triennale (Nepal), 2017; Habit Co-Habit, Pune Biennale (India), 2017; Starting from the desert… Yinchuam Biennal (Cina), 2018. Fra le mostre personali: Manifesta 12 (evento collaterale) Caudu e Fridu, Palazzo Oneto, Palermo, 2018; 4 organs, Fondazione Merz, Torino, 2017; Studio Matters+1, Fruitmarket Gallery, Edimburgo, e SMAK Ghent, 2013; Serce na Dloni, Centre of Contemporary Art Znaki Czasu, Torun, (Polonia), 2013; Hum Auditorium Arte, Roma; MARCO, Vigo (Spagna), 2012; Museu Serralves Porto; Ikon Gallery, Birmingham, 2007; GAM di Torino, 2005; Museum Abteiberg, Mönchengladbach (Germania), 2002.
Calendario di Through time: integrità e trasformazione dell’opera
Massimo Bartolini. On Identikit
Mostra: 16 febbraio – 22 marzo 2020
Inaugurazione domenica 16 febbraio 2020, ore 11.00
Luca Vitone. Il Canone
Mostra: 4 aprile – 30 maggio 2020
Inaugurazione sabato 4 aprile 2020, ore 11.00
Eva Marisaldi
Mostra: 5 settembre – 17 ottobre 2020
Inaugurazione sabato 5 settembre 2020, ore 11.00
Lo CSAC dell’Università di Parma
Lo CSAC - Centro Studi e Archivio della Comunicazione inizia a raccogliere grazie ad Arturo Carlo Quintavalle il suo primo nucleo di opere nel 1968, in occasione dell’esposizione dedicata a Concetto Pozzati organizzata dall’Istituto di Storia dell’Arte dell’Università di Parma. Situato oggi nell’Abbazia cistercense di Valserena, conserva materiali originali della comunicazione visiva, della ricerca artistica e progettuale italiana a partire dai primi decenni del XX secolo. Un patrimonio di oltre 12 milioni di pezzi suddivisi in cinque sezioni: Arte (oltre 1.700 dipinti, 300 sculture, 17.000 disegni), Fotografia (con oltre 300 fondi e più di 9 milioni di immagini), Media (7.000 bozzetti di manifesti, 2.000 manifesti cinematografici, 11.000 disegni di satira e fumetto e 3.000 disegni per illustrazione), Progetto (1.500.000 disegni, 800 maquette, 2000 oggetti e circa 70.000 pezzi tra figurini, disegni, schizzi, abiti e riviste di Moda) e Spettacolo (100 film originali, 4.000 video-tape e numerosi apparecchi cinematografici antichi).
Lo CSAC oggi è uno spazio multifunzionale, dove si integrano un Archivio, un Museo e un Centro di Ricerca e Didattica. Una formula unica in Italia, che mantiene e potenzia le attività sino ad ora condotte di consulenza e collaborazione all’istruzione universitaria con seminari, workshop e tirocini, di organizzazione di mostre e pubblicazione dei rispettivi cataloghi (oltre 120 dal 1969 ad oggi), e di prestito e supporto ad esposizioni in altri musei tra cui la Triennale di Milano, il MAXXI di Roma, il MoMA di New York, il Centre Pompidou di Parigi, il Tokyo Design Center, il Design Museum di Londra, il Folkwang Museum di Essen e il Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofia di Madrid.
CSAC - Centro Studi e Archivio della Comunicazione
Abbazia di Valserena
Strada Viazza di Paradigna, 1 (Parma)
www.csacparma.it
Ingresso
5 euro
Per tutte le riduzioni e informazioni aggiornate: http://www.csacparma.it/visita/
Orari
Mercoledì, giovedì e venerdì 15.00-19.00
Sabato e domenica 10.00-19.00
Informazioni e prenotazioni
info@csacparma.it