Arrivo di Aung San Suu Kyi a Parma, la lettera del Sindaco
E' giunta nella nostra città Aung San Suu kyi.
E' stata accolta dal sindaco Federico Pizzarotti, dal Prefetto Luigi Viana, dalla senatrice Albertina Soliani, dal presidente dell'Associazione "Amici della Birmania" Giuseppe Malpeli e dall'ex Consigliere Comunale Marco Ablondi che propose la cittadinanza onoraria.
La lettera aperta del Sindaco per l'arrivo di Aung San Suu Kyi a Parma :
Oggi Parma incontrerà nostra concittadina dal 2007, uno spirito rivoluzionario in grado di cambiare in modo radicale il volto dell’Oriente. Per la prima volta in Italia, in questi giorni sta affrontando un viaggio continentale in alcune delle più importanti città europee.
Parma non è una capitale, ma al pari delle grandi d’Europa potrà abbracciarla e farla sentire a casa propria. E così faremo: l’abbracceremo dandole il benvenuto nella sua città. La sua storia ha conosciuto sofferenza e privazione delle libertà personali, e ci racconta di un percorso civile e democratico che l’ha portata a cambiare gli assetti politici della Birmania, lottando contro quelle che lei stessa ha definito le “forze negative” che corrodono le fondamenta di una società.
Mi piace pensare che la transizione della Birmania alla democrazia non stia avvenendo oggi attraverso la violenza, ma per mano di un cambio culturale delle coscienze.
Nel discorso al Parlamento Europeo il premio Nobel per la Pace ci ha indirizzato un messaggio molto chiaro: per riscrivere la storia della Birmania, ha detto, c’è bisogno di istruzione, di sanità e del diritto di forgiare il proprio destino, lasciando che a decidere cosa sia meglio per la popolazione sia la popolazione stessa.
Sulla base delle sue considerazioni mi sento di ribadire ai miei concittadini due cose: anzitutto sul terreno della difesa dei diritti umani e delle donne, Parma sarà sempre sua città amica; il secondo punto riguarda noi come comunità, e comprende doveri e responsabilità.
Iniziamo con i doveri. I valori etici e culturali di San Suu Kyi costituiscono infatti l’opportunità per tornare a parlare di un impegno politico continuo e attento. La crisi che ci sta mettendo a dura prova, non deve privarci mai di una convinzione: credere fermamente, come ci ha ricordato Suu Kyi, che le “forze negative” di una società possano davvero essere piegate. Certo non dobbiamo fronteggiare dittature, ma lavoriamo per declinare il pensiero di Suu Kyi nel nostro quotidiano. Vuol dire, ad esempio, non lasciare sole le imprese ad affrontare la crisi; rispondere alle esigenze delle famiglie con la realizzazione di nuovi asili e scuole materne; dare assistenza domiciliare e provvidenze agli anziani; interloquire col Governo affinché precari, giovani lavoratori e disoccupati possano ritrovare stabilità; rivedere le politiche di integrazione per i “nuovi cittadini”; dare tutela e sicurezza ai cittadini che si sentono minacciati dall’illegalità. È di questi giorni la notizia degli atti vandalici nel circolo del Pd di Quartiere Montanara, lo dico con assoluta chiarezza: non c’è spazio a Parma per i violenti.
L’insegnamento di Suu Kyi nasce dalla sua umanità: pensare che la democrazia sia fatta per i cittadini e dai cittadini. In questo non dobbiamo temere la responsabilità: come disse in occasione della sua liberazione nel 2010, anche se non si è interessati alla politica, la politica è interessata a noi, e non sarà l’autorità di una sola persona a far progredire un Paese, ma l’impegno di tutti. Parole straordinarie che ogni giorno cerchiamo di declinare nel nostro presente.
Per queste ragioni sono particolarmente felice e orgoglioso di essermi speso, al pari di altre istituzioni, per l’arrivo di Aung San Suu Kyi a Parma. La sua testimonianza costituisce un prezioso dono culturale, sociale e umano per tutta la città. Sono anche felice del fatto che Suu Kyi incontrerà gli studenti, e lo farà a Parma. È stato uno dei miei primi pensieri: se il premio Nobel della pace parlerà alla città, nella bellissima cornice dell’Auditorium Paganini, allora che lo faccia insieme ai giovani e con i giovani: democrazia e civismo non sono valori che una volta acquisiti sono garantiti per sempre. Al contrario, vanno coltivati e curati continuamente, perché oggi siamo chiamati noi a tutelarli, ma domani sarà compito dei nostri figli.