ISTITUZIONE / 22.08.14

Parma rende omaggio a Giacomo Ferrari

Comune, Provincia, sindacati, associazioni partigiane, parlamentari, compagni di lotta e familiari hanno reso omaggio alla tomba di Ferrari.
Commemorazione Ferrari

Esattamente 40 anni fa, il 22 agosto  1974, moriva a Corniglio Giacomo Ferrari.

Comune, Provincia, sindacati, associazioni partigiane,  parlamentari, compagni di lotta e familiari hanno reso omaggio alla tomba di Ferrari, combattente, comandante partigiano, prefetto, sindaco di Parma, ministro dei trasporti, deputato della Costituente e senatore della Repubblica.

Quarant’anni sono tanti, ma Ferrari è stato un uomo speciale, sicuramente una delle figure più importanti che ha lasciato un segno indelebile nella storia di Parma.

Anche quest’anno si sono dati appuntamento davanti alla tomba di famiglia rappresentanti delle istituzioni (Comune e Provincia) e  persone che hanno lottato al suo fianco,  persone che hanno vissuto accanto a lui, che hanno avuto modo di conoscerlo e di apprezzarlo per le sue doti di coraggio, per la sua schiettezza, per il suo straordinario spirito pratico, per le intuizioni che lo hanno portato a “ricostruire” la nostra città e a renderla vivibile, per una cultura che non esibiva ma che possedeva e metteva al servizio della collettività, per quel suo spirito severo ma giusto, per l’integrità morale e per la capacità di parlare a tutti e con tutti.

Il corteo dall’ingresso del cimitero era scortato dagli agenti della Polizia Municipale con il gonfalone municipale e aperto dai labari di ANPI, CGIL e Caduti della Divisione Acqui.

Alla presenza dei familiari (la nuora Lidia Amoretti e i nipoti Camillo Rinaldi, Bruno Brunazzi, Patrizia Milinari), la figura e l’opera di Ferrari sono state rievocate  dagli interventi del vicesindaco Nicoletta Paci (“E’ stato il sindaco della ricostruzione, che ha lasciato un segno indelebile nella Parma fino ad oggi”), dall’assessore provinciale Ugo Danni (“Ci sarebbe ancora bisogno di leader coraggioso come lui”), dai deputati Patrizia Maestri e Giuseppe Romanini, dall segretario CGIL Massimo Bussandri a nome delle sigle sindacali, e dal partigiano “Annibale”, Luigi Rastelli, che ha combattuto insieme a Ferrari nella lotta partigiana.

Tutti questi interventi testimoniano la poliedrica e forte personalità di uno degli uomini politici di maggiore spicco nella storia di Parma.

Giacomo  Ferrari, nato a Langhirano nel 1887, ingegnere, fu socialista e antifascista della prima ora, poi aderì al Partito Comunista, dove militò fino alla morte.

Partecipò alla grande guerra con il grado di capitano di artiglieria.

Poi  nel 1922 salì sulle barricate fra gli Arditi del Popolo di Guido Picelli, per combattere e respingere le squadracce fasciste di Italo Balbo. Dal 1931 al 1936 fu esule in Francia.

Fu protagonista di primo piano della Resistenza: partecipò allo storico incontro di Villa Braga e con lo pseudonimo di “Arta”, divenne capo del comando unico nel Parmense, in seguito alla strage di Bosco di Corniglio.

Dopo la Liberazione fu nominato prefetto dal C.L.N., quindi divenne deputato all’Assemblea Costituente,  e assunse la carica di ministro dei trasporti nel gabinetto De Gasperi negli anni 1946 e 1947, prima dello strappo del ’48.

Eletto senatore nella prima legislatura nel collegio di Parma, Giacomo Ferrari divenne poi il sindaco della ricostruzione di Parma, quello che gestì la tumultuosa fase dell’inurbamento degli anni cinquanta e dei primi anni sessanta, restando in carica dal 1951 al 1963.

In quegli anni prese forma la Parma di oggi: vengono da ricordare la creazione del quartiere Pablo con l’urbanizzazione dei Prati Bocchi, la ristrutturazione di via Mazzini, la costruzione di numerose scuole, la valorizzazione della cultura e la creazione di una rete di servizi d’avanguardia che hanno fatto di Parma una delle città Italiane in cui si registra la più alta qualità della vita. A lui si deve anche la realizzazione dell’autostrada Parma – Mare.

Giacomo Ferrari concluse la sua lunga carriera politica come senatore comunista eletto in due legislature, nel 1963 e nel 1968, e fino ai sui ultimi mesi di vita fu protagonista della vita politica del suo partito – il PCI - e della città a cui aveva dedicato tutto sé stesso.